Collodi - Un viaggio sul filo della memoria

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Il prato spelacchiato della foto mi ha riportato alla mente un ricordo. L'anno in cui insegnavo in questa scuola il prato era in condizioni molto migliori e, proprio davanti alle finestre, c'erano due bellissime aiuole fiorite. Era la bidella, appassionata di giardinaggio, a prendersene cura ed il risultato era meraviglioso. In primavera i loro bordi erano un'esplosione di colori. L'arancione delle calendule contrastava con il bianco delle margherite, il rosa delle anemoni affiancava il rosso e il giallo delle gerbere.

Il Comune aveva affidato il mantenimento del prato antistante l'edificio ad una cooperativa che impiegava dei ragazzi con problemi comportamentali.
Un giorno di primavera questi ragazzi, dopo aver tagliato il prato ed estirpato le erbacce, hanno pensato bene di appoggiare il tosaerba sul bordo delle due aiuole e di radere al suolo tutti i fiori. E' difficile spiegare il motivo di una simile azione, apparentemente senza senso, ma di sicuro questi giovani avrebbero avuto bisogno, nello svolgimento dei loro doveri, di essere seguiti da un adulto che li guidasse, non di essere lasciati soli.

Comprensibilmente, quando la bidella ha visto quel disastro, ha emesso delle urla udibili ad un chilometro di distanza. Lei aveva dedicato tempo e fatica alla creazione di quel capolavoro e la sua devastazione era per lei inaccettabile. Si chinava a raccogliere qualche gambo ormai appassito e le veniva da piangere per il dispiacere. Purtroppo ormai, anche se a malincuore, bisognava rassegnarsi ad accettare l'accaduto, non si poteva più porvi rimedio in alcun modo.



Questa foto di me e di parte della mia classe, che io ho visto solo recentemente, risale a molti anni fa. Per questo, mi ha fatto venire in mente, a causa del titolo e del ritornello, una canzone che ho ascoltato molte volte in Irlanda When You And I Were Young  Maggie.
Guardando il volto degli allievi affiorano dei ricordi...




Alessia mi ha mandato un ricordo, troppo lusinghiero, sono sicura che molti dei suoi compagni non lo condividerebbero. Lo pubblico volentieri. Si differenzia dai successivi che sono invece scritti da me.

Posso dirle una cosa? Anche se non ero una delle più brave, la scuola mi piaceva un sacco e ci venivo volentieri perché era una bella classe e Lei mi piaceva tanto come insegnante perché il suo lavoro lo faceva con passione e i bambini li trattava con amorevolezza. Ho ancora dei ricordi di quel periodo. Ricordo quando avevamo fatto la prova dell'olfatto dopo averci bendato gli occhi e io ero riuscita ad indovinare tutti i profumi e mi sentivo così orgogliosa di me stessa... per così poco poi.
Ricordo che mi faceva i complimenti per come leggevo. Ho ancora qualche quaderno conservato che ogni tanto mi piace sfogliare, specialmente quello sul quale sono riportati i diversi mesi dell'anno e dove ogni giorno segnavamo che tempo faceva ed è bello ricordare, a distanza di anni, che quel determinato giorno era soleggiato o nuvoloso.
Quando in seconda elementare ho realizzato che Lei non era più la nostra insegnante ci sono rimasta un po' male ma poi ho pensato "Dai, sicuramente anche questa nuova sarà una brava maestra", mi sbagliavo! Era una persona tanto severa, per niente amorevole con i bambini, faceva preferenze e lo faceva notare e lei è stata la causa per cui ho iniziato ad avere un declino durante tutto il mio periodo scolastico. So che è mancata qualche mese fa e non è bello parlar male di persone che non ci sono più ma, sfortunatamente, non ho alcun ricordo bello di quella persona. Io ero una bambina timida e insicura e Lei, Maestra Martina, è stata l'unica che non mi ha mai umiliato per quei difetti.
Anche se ci ha accompagnato per un solo anno, posso dire che è stato il periodo più bello di tutto il mio percorso scolastico. Grazie!



La mamma di Gianni veniva a parlarmi preoccupata. I quaderni del figlio avevano l'aria di essere stati raramente aperti, le pagine erano intonse. Certo, lui non amava molto stare seduto al suo banco a scrivere, preferiva andare in giro per l'aula a chiacchierare con l'uno e con l'altro dei suoi compagni. Parlava a voce bassissima e, in quanto a quello, non disturbava. Inoltre, malgrado potesse sembrare il contrario, lui seguiva senza difficoltà le lezioni. A volte, ad esempio, scrivevo alla lavagna un breve racconto con delle parole mancanti, che venivano proposte in fondo. L'esercizio consisteva nell'inserire la parola giusta nello spazio in cui doveva essere messa.

A Gianni bastava dare un'occhiata al testo, pensarci su un attimo per sapere il modo giusto di eseguire quanto prescritto. Oppure, se ad esempio annotavo una serie di numeri da scrivere su due colonne a seconda che fossero pari o dispari o appuntavo un'addizione o una sottrazione da calcolare, lui aveva subito pronto in mente il risultato. Per questo dicevo alla mamma di non preoccuparsi troppo se lui trascurava un po' la scrittura, il suo livello di apprendimento era più che soddisfacente. Se avessimo insistito troppo nell'imporgli un comportamento diverso avremmo rischiato di fargli prendere in uggia la scuola.
C'era però una cosa negativa nella sua condotta. Appena lui conosceva la risposta o la soluzione giusta, la  diceva all'allievo con cui in quel momento stava chiacchierando. Sicuramente questo lo rendeva molto popolare fra gli altri alunni, ma era dannoso per chi non doveva sforzare minimamente il cervello, trovando, come si suol dire, la pappa fatta...     



Rossella era vivace e birichina e ogni tanto combinava delle marachelle. In occasione del Carnevale avevamo fatto una festicciola a scuola e una mamma aveva portato un vassoio enorme di deliziose bugie fatte da lei. Poiché erano davvero tante, ne avevo messo via una parte, sistemando il vassoio ben impacchettato nel cassetto della cattedra. Il giorno dopo, durante l'intervallo, ho aperto il cassetto per tirare fuori il vassoio con i dolci. Era evidente però che l'involucro era stato aperto e che mancava una parte del contenuto.
Approfittando del fatto che una collega mi aveva chiamata in corridoio, Rossella, con l'aiuto di una compagna, aveva aperto velocemente il cassetto della cattedra ed aveva preso un bel po' di bugie, di cui evidentemente era golosa.     

Si erano messe entrambe dietro alla lavagna e, in men che non si dica, le avevano divorate tutte. Non mi ci è voluto molto per smascherare le colpevoli, le loro maglie erano cosparse di zucchero a velo. Purtroppo Rossella soffriva di acetone ed il mattino dopo è venuta la mamma a dirmi che non era stata bene. Certo, chi soffre di questo disturbo non deve mangiare cibi grassi, quindi niente patatine fritte, niente merendine unte e, ovviamente, niente bugie. Nel corso della conversazione con la signora, mi sono accorta che Rossella aveva totalmente omesso di dire alla madre che aveva preso di nascosto i dolci e, non essendoci io a vigilare, ne aveva mangiati troppi.

Per fortuna è stato un disturbo da cui si è ripresa velocemente, ma è proprio vero quel che si dice che non bastano cento occhi per provvedere in tempo affinchè le cose sbagliate non accadano…
Una cosa che mi aveva sempre meravigliata di questa bambina era che spesso e volentieri copiava dalla compagna di banco. Era sorprendente perché lei non avrebbe avuto alcun bisogno di appoggiarsi al lavoro altrui, era perfettamente in grado di eseguirlo da sola. Evidentemente aveva delle insicurezze che non si palesavano all'esterno.



Anche se sono passati molti anni, la vedo ancora come se ce l'avessi davanti agli occhi. Esile e piccolina, i capelli color del sole raccolti in una coda, sedeva composta nel primo banco, accanto alla sua amica Noemi.

Ho saputo di recente che, purtroppo, è mancata. “Muore giovane colui c'al cielo è caro” diceva il Leopardi. Chissà se è davvero così, di sicuro a me sembra una grande ingiustizia. Anche se è vero che la morte è una presenza costante che incombe su di noi, nel suo caso l'inesorabile Atropo ha tagliato troppo presto il filo della sua vita. La mia prima reazione alla notizia è stata di incredulità. Io l'avevo accompagnata brevemente nell'avventura della vita, quando aveva ancora tanti sogni da realizzare. E, se è vero che nel nostro percorso terreno le gioie si alternano alle tristezze, le soddisfazioni alle fatiche, i momenti di crescita alle cadute, le speranze ai timori ma ci aspettiamo tutti la possibilità di invecchiare.  

E' stata una gioia averla come allieva, così diligente, sempre concentrata su quello che doveva fare. Rimanevo stupita nel vedere quanto ogni cosa che realizzava le riuscisse subito bene,  sia che si trattasse di un'attività di tipo mentale  oppure di un'attività manuale.   

Proprio quell'anno, i suoi genitori attraversavano un momento molto difficile, a causa del voltafaccia di una persona di cui si erano fidati, che aveva causato loro gravi danni. Quando la mamma veniva a parlarmi non riusciva a reprimere le lacrime. Per questo immagino che il clima in famiglia fosse cupo e malinconico ma, malgrado questo, il profitto di Daniela non ne ha mai risentito.

Poiché non avevo più avuto occasione di incontrarla negli anni successivi, ho chiesto a Noemi, sua compagna di banco e amica, che aveva continuato a frequentarla, se mi poteva aiutare con qualche notizia più recente su di lei. Sul momento mi ha detto di sì, che mi avrebbe scritto, ma in realtà non si è mai più fatta viva. Devo dire che la cosa non mi ha sorpresa, lei non ha mai fatto mistero di quanto mi detesti...
Tuttavia, io conserverò sempre nel cuore il ricordo di Daniela e penserò a lei quando, come faccio ogni sera, mi ritrovo a contemplare la distesa infinita del cielo stellato…




La seconda brutta notizia che ho avuto, dopo quella della morte prematura di Daniela, è quella che anche la mamma di Marta è venuta a mancare. Io la ricordo bene perché ho tentato invano di convincerla ad iscrivere la figlia alla classe successiva.
Lei si è sempre opposta perché, diceva, tutti i suoi amici della scuola materna erano in questo gruppo e non sarebbe stata contenta di lasciarli per ritrovarsi fra sconosciuti.
Naturalmente io non volevo eccedere nel fare pressioni ed il mio è sempre stato solo un suggerimento.

Era evidente che Marta era già stata iniziata alla lettura e alla scrittura, senza forzature, lasciata libera di sperimentare per conto suo. Venuta a scuola, era perfettamente in grado di leggere e scrivere e per questo mi sembrava sprecata, con le potenzialità che aveva. Sicuramente si annoiava ed io cercavo di trovare un giusto equilibrio assegnandole compiti volti ad armonizzare il suo talento con quello dei compagni, creando così un equilibrio nella classe. E anche se il ritmo delle lezioni era troppo lento per lei, Marta aveva un bel carattere e non faceva pesare i suoi tempi morti, non disturbando mai le lezioni né i compagni. Si ha un bel dire di personalizzare l'apprendistato di ogni allievo, fornendo sollecitazioni e stimoli che attivino le sue capacità, sviluppando le sue potenzialità con una proposta di  istruzione in cui si possa riconoscere, affinchè le sue inclinazioni siano valorizzate e lui possa far emergere il suo talento.

Personalizzando il percorso didattico si conteneva il senso di frustrazione per evitare un disadattamento causato dalla noia, se le cose che facevamo erano troppo banali, ma non era semplice. Lei aveva una grande rapidità di apprendimento, una grande capacità di memorizzazione e un'inclinazione verso l'arte. Infatti, ha poi scelto di frequentare l'Accademia di Belle Arti e oggi è una brava disegnatrice e pittrice, oltre che cantante...

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